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Ognuno di noi nasce e cresce con qualità che andranno a caratterizzare la propria realizzazione in questa vita.

Talenti che, come doni, corrispondono alle nostre predisposizioni naturali, 

parte del nostro essere a livello profondo e potenziale.

Lo scopo che ognuno porta con sé, che in ciascuno desidera potersi manifestare.

Dalla tradizione della grecia antica è Daimon,

termine poi ripreso dalla psicologia del profondo, che dall'etimologia del verbo daiomai, porta con sé i significati di diffondere, spartire, propagare.

E' ciò per cui siamo nati,

che ha assunto nelle varie epoche, culture e tradizioni, differenti accezioni,

tra cui, la soggettiva vocazione, l'angelo custode e compagno, l'inclinazione personale.

E' talento,

e “Conosci te stesso”, prima lo devi riconoscere per poterlo realizzare.

E che a volte può essere perso di vista, non coltivato o accantonato, 

ma prima o poi tornerà,

perchè sottende e contribuisce al definire la nostra immagine in questa vita, facendone emergere e venire alla luce i temi, gli scopi, i tratti e le peculiarità.

Intermediario, a metà strada fra ciò che è divino e ciò che è umano,

Daimon è colui che ispira.

E che come traduttore, come artista, trova espressione del suo genio personale,

riuscendo a esprimere la parte più autentica e profonda di noi, in una manifestazione unica e originale.

E quando ciò accade, Eudaimonia, è la buona riuscita del “demone”

che corrisponde alla realizzazione di Sè e che è anche termine a dire felicità.

 

Come a intendere che il daimon sia colui che assegna il destino.

Destino che può esser considerato nella sua accezione di fatalità,

in cui il fato è condizione in cui l’essere umano resta in balia delle circostanze che nella vita si trovi ad affrontare,

o, invece, come Creatività.

Perchè siamo esseri Umani, ma siamo anche esseri Divini,

e in quanto divini quella creatività corrisponde allo svelarsi e rivelarsi di quell'immagine di Sé che ne contempla tutte le potenzialità

e che nell'incarnarsi trova possibilità per poter esprimere e manifestare quella nostra autentica natura essenziale.

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Da Platone, a Hillman e oltre, ci viene ricordato che siamo chiamati a decifrare il codice della nostra anima nell'osservare e poter cogliere il significato della nostra esistenza.

Tema, mandala, labirinto personale che, nel dipanarsi delle circostanze, delle sincronicità, guida il cammino.

Negli ultimi anni sono sempre più numerose le realtà, soprattutto in campo lavorativo e manageriale,

che propongono corsi che aiutano a formare il talento individuale.

Ma spesso alla base di tutto questo (se non si vuol parlare di manipolazione), c'è un grande fraintendimento.

Perchè prima di formarlo quel talento c'è da poterlo identificare.

Ma se quel talento corrisponde alla propria scintilla divina,

alla propria reale peculiarità in questa vita,

se non sia già evidente, chiaro e manifesto,

ha prima di tutto necessità di venir individuato e poi sostenuto e coltivato.

E non si può quindi parlare di formare un talento se prima non sia stato indentificato.

Anche perchè ciò che non è coerente con la propria creatività naturale, rischia di contribuire a generare frustrazione, incongruenza, può sviluppare depressione.

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Così quanto bello e importante diventa poter favorire coerentemente tutto questo,

che certo può risultare arduo compito,

sia individuale, che per chi contribuisce all'accompagnare o all'educare.

Ma quella la via da intraprendere e seguire se si sceglie di dirigersi verso l'autenticità.

E il lavoro qui proposto, le tecniche a disposizione, sono orientate in quella direzione.

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